La Solitudine del Receptionist

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La Solitudine del Receptionist

La Solitudine del Receptionist: è davvero un argomento che può interessare qualcuno? E soprattutto mi viene da pensare: è davvero sempre un argomento da intendere o vivere in modo negativo?

Recentemente ho letto un articolo legato a questo tema e… ops, ho pensato che in genere non se ne parla granchè, non ci si fa proprio caso e forse è anche questo uno dei motivi percui hanno avuto successo strutture extralberghiere diversamente organizzate ma dove l’umanità, empatia e senso dell’accoglienza si possono percepire dal momento in cui si gestisce la corrispondenza fino al check-in, soggiorno e giorno del check-out con relativa recensione.

La solitudine del receptionist è una tematica che mi ha fatto ripensare al passato, ai tanti momenti che si doveva restare per il secondo turno (ovvero in genere 15-23) e che più che altro – salvo negli hotel centrali – comporta una diversa gestione del lavoro e responsabilizzazione e/o professionalità.

Il turno pomeridiano può essere comunque ricco di momenti utili ed interessanti, di gestione corrispondenza e richieste informazioni per telefono o di walk-in che a mio avviso sono sicuramente più piacevoli se condivisi con turisti stranieri perchè curiosi ed ancora interessati a conoscere le caratteristiche della nostra città o localini tipici dove si possano gustare piatti tradizionali magari senza spendere l’ingiusto. Il controllo delle prenotazioni per il giorno dopo è sicuramente più sereno ed attento come pure l’assegnazione delle camere o controllo di quanto previamente fatto.

Nei miei ricordi c’è soprattutto la domenica sera lenta, salvo l’arrivo aspettato di gruppi che a quel punto non davano lo spazio di respirare 5 secondi e, con l’introduzione dell’imposta di soggiorno, più lungo per il dover riscuotere al check-in (anzichè al check-out) la somma dovuta per conto del Comune di riferimento.

Sono ancora convinta che l’ospitalità si possa offrire in tanti modi, anche per telefono o app così come credo che anche la solitudine del receptionist offra molti spunti di riflessione per il futuro ed il proprio carattere. Questo è infatti qualcosa che ho vissuto come tutti coloro che lavorano nel mondo del turismo ma non solo e sono a contatto con il pubblico (non necessariamente di lingua straniera).

Se poi si vola verso un ruolo diverso, più responsabilizzante ed autonomo, è più che necessario sapersi arrangiare e capire come fare anche quando non abbiamo accanto un superiore che ci possa guidare (ma assolutamente utile e formativo per molti anni).

Pensiamo per esempio ad altri mestieri, anche solo spostarsi all’assistenza virtuale che comporta una totale autonomia decisionale nel programmare il lavoro in base al progetto stabilito e tempi di consegna. O pensiamo al ruolo del Manager quante volte deve scegliere in piena autonomia il da-farsi?

O le tanti occasioni in cui ci si deve spostare per fiere del turismo o corsi di formazione dove comunque dobbiamo affrontare tot numero di ore in solitudine o aggiornamento…

Ecco, questo è solo una parte di ciò che mi è rimasto del passato, sicuramente molto proficuo ed utile sotto molti punti di vista ed è quello che mi sentirei di suggerire anche ai tanti giovani che – provenendo o meno dalla scuola alberghiera – scelgono di entrare nel mondo del turismo alberghiero ma non ne conoscono i pro e contro.

Lo rifarei? Certamente sì per ciò che mi ha dato a lungo termine. E la vostra esperienza?

Luisa Rellini
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